Due settimane fa la regolarizzazione di 240 precari attraverso il “giusto contratto”, accordo sindacale raggiunto dopo un’impegnativa trattativa, e ora la prima prova del concorso per l’assunzione di 90 giornalisti nelle sedi regionali: un appuntamento, ad onta di chi ha cercato di fermare la selezione pubblica, ben preparato e condotto con uno sforzo organizzativo adeguato alle esigenze dettate dalla sicurezza sanitaria che richiedeva il numero di candidati, come ci racconta, con un suo intervento da noi qui raccolto, uno dei partecipanti alla selezione. Così dalla Rai arriva uno spiraglio occupazionale per i giornalisti, molti dei quali precari, in questo periodo particolarmente difficile per il settore dell’informazione.

La prova ha registrato una partecipazione, in percentuale, più ampia di quella della precedente selezione, svolta a Bastia Umbra (leggi: Rai: concorso giornalisti, ha partecipato il 74% dei candidati). Tutto questo nonostante il tentativo messo in atto da alcuni di usare il pretesto dell’emergenza sanitaria per rinviare la prova, al quale la Rai ha replicato elencando tutte le procedure di sicurezza messe in atto (leggi: Concorso Rai, l’azienda: «La selezione dei giornalisti si svolgerà in sicurezza»).

Insieme alla richiesta di rinvio, era arrivata anche quella di spezzare l’unicità della selezione, per la quale sono stati allestiti in occasione dell’appuntamento di sabato 10 ottobre sette padiglioni della Fiera di Roma, struttura che abitualmente ospita, in tutta sicurezza, maxi-concorsi e grandi eventi. Una richiesta di spezzettamento della prova nelle varie sedi regionali che la componente sindacale di ControCorrente ha definito opera dei «soliti noti che nei giorni scorsi hanno tentato di mettere le mani sul concorso per poter esercitare una sorta di controllo regionale sulla selezione» (leggi: La selezione Rai si farà e i soliti mestatori rosicano).

Duro anche il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani. «Tutti invocano la trasparenza – ha detto il responsabile del sindacato dei giornalisti Rai -, ma poi fa paura a qualcuno. Ci stanno provando ancora una volta a bloccare la Selezione pubblica. Per assicurare la massima trasparenza è bene che le prove si svolgano in un’unica sede, gestite a livello centrale e non spacchettate in 16 regioni diverse. L’Usigrai ha voluto con forza la Selezione pubblica per giornalisti, perché l’ingresso in Rai trasparente e meritocratico è uno dei pilastri della politica sindacale» (leggi: Concorso Rai, Di Trapani all’attacco: «Subdoli tentativi di farlo saltare, ma la selezione si farà»).

La giornata della selezione «è la migliore risposta a chi fino all’ultimo ha provato a bloccare una straordinaria occasione di trasparenza e merito», hanno commentato Fnsi e Usigrai dopo la prima prova del concorso (leggi: Selezione Rai, Fnsi e Usigrai: «Piena soddisfazione per come si è svolta la prima prova»). Una giornata che lasciamo descrivere dalle parole di chi l’ha vissuta in prima persona: uno dei partecipanti al concorso di cui, rispettandone l’anonimato in quanto la selezione è ancora aperta, ospitiamo il contributo.

«La mia giornata al concorso Rai alla Fiera di Roma»

Chi è stato a Bastia Umbra nel 2015 avrà notato la differenza. La Rai ha imparato la lezione e quello della Fiera di Roma è stato un concorso Rai per giornalisti ben organizzato, con l’ulteriore difficoltà delle norme Covid. Cinque anni fa fu un disastro, a cominciare dalla scelta della sede (cittadina bellissima ma servita in modo pessimo dal punto di vista dei trasporti).

Quasi 3mila colleghi si sono radunati ma senza assembrarsi e fin dall’arrivo si capisce che l’ingresso scaglionato fra le 9 e le 10 è stata una scelta azzeccata. Tutti in mascherina, misurazione della temperatura e al megafono inviti a non accalcarsi. Corsie di preselezione e cartelli per indirizzare i candidati al padiglione giusto e un lungo (forse troppo) percorso a serpentone prima di mettersi in fila per accedere al padiglione. Porte carraie aperte e banchi (rigorosamente con paratie in plexiglass) suddivisi dapprima per la Tgr regionale e poi per cognome. Nei pochi minuti di attesa esterna, ha aiutato il meteo con una mattinata dal sapore primaverile. Personale cortese e posizione assunta in pochi secondi. L’ampiezza del padiglione consente di mantenere un distanziamento ampio fra i banchi.

Finiti i convenevoli di rito, ecco il plico con le domande. Sigillato da un involucro di cellophane, contiene le domande suddivise per regione. Di quiz ce ne sono tre e quello ufficiale viene selezionato a sorte da alcuni volontari pescati fra i candidati. Sulle domande la valutazione può essere personale ma il fatto che il 75% del test fosse comune a tutti e il restante 25 dedicato alla regione prescelta è stato una garanzia di equità. Un esame svolto nei singoli capoluoghi non avrebbe consentito la stessa certezza di pari condizioni. Istruzioni chiare, procedure semplici e certezza di anonimato: l’esame fila via liscio e l’uscita si rivela velocissima e in sicurezza sebbene vadano “smaltite” migliaia di persone da un luogo circoscritto. Alla fine si può dire che questo esame l’organizzazione Rai l’ha superato con ampia sufficienza.

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