Per liberi professionisti e parasubordinati, dopo il bonus di aprile di 600 euro relativo a marzo, arriveranno dalla propria Cassa professionale un bonifico riferito al mese di aprile e uno ulteriore relativo a maggio, entrambi da 600 euro. Ma le erogazioni potranno avvenire solo dopo uno o più decreti interministeriali attuativi, che dovranno approvare nei prossimi giorni i Ministeri del Lavoro e dell’Economia. Così ha disposto il decreto legge Rilancio e così, quindi, sarà anche per i giornalisti iscritti all’Inpgi 2. Il complesso delle norme che incidono sulla filiera dell’editoria si articola in nove punti.

Il decreto legge Rilancio, approvato dal governo, è stato firmato martedì 19 dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e verrà sottoposto all’esame del Parlamento per la sua conversione in legge. Con la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, nella stessa serata di martedì, sono quindi entrate in vigore le norme in esso previste, dopo una lunga gestazione e un’ampiezza pari alla durata dell’elaborazione dell’atto normativo. Il testo, infatti, si compone di 266 articoli e comprende diverse misure indirizzate a vari settori. Fra di esse anche quelle destinate alla filiera dell’editoria e al sostegno al reddito per gli iscritti alle Casse previdenziali delle professioni.

Il bonus per gli iscritti all’Inpgi 2 e alle altre Casse professionali

Confermato il rinnovo per altri due mesi del bonus per i lavoratori autonomi colpiti dall’emergenza Covid-19, fra i quali i freelance e i parasubordinati iscritti alla Gestione separata dell’Inpgi. Purché non siano titolari di pensione o di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. L’Inpgi ha illustrato nel dettaglio le norme riguardanti il bonus con una nota pubblicata suo sito Inpginotizie.

L’art. 78 del Decreto Rilancio (DL 19 maggio 2020, n. 34) ha riconosciuto anche per aprile e maggio l’indennità mensile di 600 euro per il sostegno del reddito dei lavoratori autonomi iscritti alle Casse previdenziali private dei professionisti, ai quali è già stato liquidato un equivalente bonus relativo al mese di marzo. A tal fine il Fondo per il reddito di ultima istanza previsto dall’art. 44 del Decreto Cura Italia, convertito nella legge n. 27 dei 24 aprile 2020, è aumentato da 300 a 1.150 milioni di euro.

E’ abolita la norma, introdotta dall’art. 34 del Decreto Liquidità (DL 8 aprile 2020, n. 23), dell’iscrizione in via esclusiva alla Cassa a cui si chiede l’erogazione del bonus. Una norma che aveva creato confusione, in quanto molti lavoratori autonomi hanno versamenti riferiti ad altri lavori, talvolta svolti in anni passati, anche in altri Enti previdenziali. Viene di fatto accolta l’interpretazione sostenuta dall’Inpgi, secondo cui rileva lo svolgimento al momento dell’attività autonoma. Il DL Rilancio, infatti, chiarisce che l’esclusione dal bonus destinato agli autonomi riguarda solo coloro che sono anche titolari di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o di trattamento pensionistico.

Perché le Casse professionali (e quindi anche l’Inpgi 2) possano procedere all’erogazione delle due nuove mensilità di sostegno al reddito occorrerà, come già accaduto per il bonus di marzo, attendere l’emanazione, da parte del Ministero del Lavoro e di quello dell’Economia, di uno o più decreti interministeriali attuativi. Per la loro emanazione i dicasteri hanno 60 giorni di tempo a decorrere dal 19 maggio, data di entrata in vigore del Decreto Rilancio. Un termine temporale, quest’ultimo, raddoppiato rispetto a quello previsto in precedenza dal Decreto Cura Italia per il bonus di marzo.

E’ ipotizzabile che il termine sia stato prolungato sia per equipararlo al termine concesso al Parlamento per la conversione in legge del DL Rilancio, anche con eventuali modificazioni e integrazioni che dovessero intervenire nel corso dell’iter parlamentare, sia per la prevista eventualità di emanare, nell’arco temporale, più di un decreto interministeriale attuativo, e quindi non solo quello relativo alle erogazioni dei bonus di aprile e maggio (che ci si augura venga approntato al più presto), ma anche altri per regolare diverse fattispecie. Nel DL Rilancio ve ne sono alcune inedite, come ad esempio l’inclusione fra i potenziali lavoratori autonomi beneficiari del bonus di aprile e maggio anche di coloro che, contemporaneamente, risultino titolari di contratti a termine di lavoro subordinato, non previsti dal precedente decreto Cura Italia.

Come stabilisce l’art. 86 del DL Rilancio, il bonus per liberi professionisti e parabubordinati non è cumulabile con altre indennità previste dal decreto stesso e non può essere chiesto a più di una Cassa. E’ cumulabile, invece, con l’assegno ordinario di invalidità.

La valutazione della Fnsi

Per il segretario della Federazione nazionale della stampa, Raffaele Lorusso, «le misure previste dal governo nel decreto “Rilancio” per l’intera filiera dell’informazione sono incoraggianti e vanno nella direzione auspicata dalla Fnsi nel corso delle numerose interlocuzioni di queste settimane».

«Fra sgravi e crediti di imposta, viene riconosciuta un’importante boccata d’ossigeno alle imprese. Adesso – aggiunge Lorusso in una nota – queste ultime sono chiamate a continuare a garantire informazione di qualità, essenziale e imprescindibile per l’opinione pubblica, come la fase di emergenza ha dimostrato, e a salvaguardare livelli occupazionali e retributivi. La proroga al 31 dicembre 2020 del termine per la messa in sicurezza dell’Inpgi e l’accredito dei contributi figurativi presso lo stesso Inpgi dei periodi di Cig in deroga con causale Covid applicati ai giornalisti rappresentano l’accoglimento di due istanze sostenute con forza dal sindacato dei giornalisti, su cui il governo ha dimostrato sensibilità e attenzione. Altrettanto importante è il rinnovo del bonus per i lavoratori autonomi e precari, la cui erogazione è auspicabile possa avvenire in tempi brevi».

Le infografiche e l’analisi del DL Rilancio

Alcuni tra i provvedimenti principali del Dl Rilancio sono stati sintetizzati in infografiche curate dai colleghi degli uffici stampa degli enti locali e sovracomunali del Lazio, messe a disposizione dalla sezione regionale laziale dell’Anci, l’Associazione nazionale Comuni italiani.

Il decreto Rilancio è un intervento poderoso che mette in campo 55 miliardi di euro per sostenere lavoro ed economia a seguito dell’emergenza Covid-19 e contiene numerose misure in vari settori.

Le misure per il lavoro

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha annunciato che sono complessivamente 25,6 miliardi, sui 55 complessivi dei provvedimenti previsti dal decreto, i fondi destinati per il settore del lavoro. Finanziato un nuovo meccanismo che prevede l’erogazione di una parte della cassa integrazione attraverso l’Inps ai lavoratori. «Ce ne sono tanti che non l’hanno ottenuta perché i meccanismi di quella regionale, quella in deroga, sono molto farraginosi e siamo intervenuti per riformarlo», ha affermato il titolare del dicastero economico, con quello che appare un accenno critico nei confronti dei ritardi di alcune Regioni e delle loro polemiche con il governo centrale.

Entro giugno è previsto il termine delle domande per il reddito di emergenza: due quote mensili da 400 euro ciascuna per i nuclei familiari in difficoltà economica a causa dell’emergenza Covid-19. Per i lavoratori previsti anche innalzamento dei periodi di congedo parentale, indennità in favore di lavoratori domestici, estensione del termine di divieto di licenziamenti, aumento del bonus baby-sitter, agevolazioni per lo smart working, aumento di 12 giornate dei permessi retribuiti per assistere familiari beneficiari delle misure di assistenza previste dalla legge 104.

La misure per le imprese

Nel pacchetto anche tagli fiscali, come ha annunciato in conferenza stampa il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «Fare oggi uno sconto fiscale per tutte le imprese significa erogare una forma indiretta di liquidità, significa lasciare nelle casse delle società delle somme di danaro. Non abbiamo definito una riforma del sistema fisco, è un intervento una tantum. Il nostro obiettivo è affrontare in prospettiva una più complessiva riforma del fisco ma non possiamo farlo in queste condizioni. Bisogna affrontare prima l’emergenza».

L’iter parlamentare

Il decreto legge, le cui previsioni sono immediatamente efficaci al momento della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, dovrà ora essere portato alla ratifica del Parlamento. Entro 60 giorni le Camere dovranno provvedere a decidere sulla sua conversione in legge.

Le misure per la filiera dell’editoria

«Dopo le prime misure emergenziali adottate con il decreto Cura Italia – ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria e all’informazione, Andrea Martella – nuove e significative misure sono state introdotte a supporto della filiera della stampa che nel complesso valgono circa un centinaio di milioni di euro e rispondono ad un disegno complessivo di sostegno».

Di seguito, secondo quanto indicato in una nota del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, il dettaglio delle principali proposte.

1. La spinta agli investimenti pubblicitari

Per arginare la caduta dei ricavi pubblicitari che per molte testate rappresenta la principale fonte di sostentamento, il DL Cura Italia aveva disposto la trasformazione del credito di imposta per la pubblicità, già vigente per gli investimenti pubblicitari delle imprese aggiuntivi rispetto all’anno precedente, in una misura applicabile agli investimenti complessivi.

Con il DL Rilancio, il beneficio fiscale per le imprese che investono in pubblicità sui giornali e le radio TV locali e nazionali è stato ulteriormente rafforzato, portandolo dal 30 al 50% del valore dell’investimento. Il tetto di spesa è stato pertanto innalzato fino a 60 milioni di euro per l’anno 2020.

2. Le nuove agevolazioni fiscali per la carta

Il DL Rilancio ha introdotto due nuovi strumenti di sostegno fiscale connessi all’utilizzo della carta:

– un credito d’imposta, destinato alle imprese editrici di quotidiani e periodici che non accedono ad altre forme di sostegno pubblico, pari all’8% della spesa sostenuta per l’acquisto della carta per i giornali, entro il limite di spesa di 24 milioni di euro per il 2020;

– un nuovo regime di forfetizzazione che, a beneficio dell’intera filiera, abbatte il peso dell’imposizione IVA sui giornali, portando dall’80% al 95% la quota di forfetizzazione delle rese, lasciando alle imprese maggiori risorse per 13 milioni di euro.

3. Il credito d’imposta per i servizi digitali

Le testate online hanno svolto e stanno svolgendo un presidio informativo rilevante nell’emergenza sanitaria che merita di essere riconosciuto. Per accompagnare i processi di trasformazione digitale delle imprese editoriali, che l’emergenza sanitaria ha reso indifferibili, il nuovo decreto ha introdotto un credito d’imposta ad hoc per i servizi digitali. Alle imprese editrici di quotidiani e di periodici che occupano almeno un dipendente a tempo indeterminato è riconosciuto un credito d’imposta pari al 30 per cento della spesa sostenuta per l’acquisizione dei servizi di server, hosting e banda larga per le testate edite in formato digitale, con una spesa di 8 milioni di euro per l’anno 2020.

4. Il sostegno alla rete delle edicole

Il DL Cura Italia aveva già potenziato il credito di imposta per edicole, raddoppiandolo da 2mila a 4mila euro all’anno e portandolo a copertura di spese prima non previste, tra cui quelle per la consegna a domicilio dei giornali. Con la stessa disposizione, il bonus fiscale era stato esteso anche alle imprese distributrici che portano i giornali nei comuni fino a 5mila abitanti, per sostenere congiuntamente la rete di distribuzione e vendita. Con il DL Rilancio l’intervento sulla rete di vendita è stato ulteriormente rafforzato, prevedendo il riconoscimento agli edicolanti, esercenti di punti vendita esclusivi, di un bonus una tantum di 500 euro per i maggiori oneri correlati allo svolgimento dell’attività durante l’emergenza sanitaria, con una spesa di 7 milioni di euro per il 2020.

5. I sostegni al reddito per i giornalisti precari

Sul fronte della tutela del reddito, in continuità il DL Cura Italia, il DL Rilancio estende per ulteriori due mesi l’indennità da 600 euro, riconosciuta anche ai giornalisti più esposti agli effetti della crisi, cioè ai giornalisti precari e autonomi a basso reddito iscritti all’Inpgi.

6. La garanzia dei contributi figurativi per i giornalisti in cassa “Covid”

Per garantire che i giornalisti che accedono alla cassa integrazioni in deroga con causale “Covid-19” non subiscano penalizzazioni contributive, il DL Rilancio prevede che la contribuzione figurativa ad essi spettante venga accredita presso l’Inpgi, con piena valorizzazione a fini pensionistici.

7. Più tempo per il riequilibrio Inpgi

Per garantire l’effettivo processo di riequilibrio dell’Inpgi, il DL Rilancio dispone il differimento dal 30 giugno al 31 dicembre 2020 del termine per il suo completamento. La proroga si rende necessaria per consentire all’apposito tavolo tecnico istituito dal governo di svolgere le attività che l’emergenza sanitaria fino ad oggi precluso, assicurando nel frattempo la continuità di funzionamento dell’Istituto.

8. Le semplificazioni per i pagamenti dei contributi diretti

Sul fronte ordinamentale, con il DL Rilancio si è ritenuto necessario intervenire per garantire -anche a fronte delle difficoltà amministrative legate all’emergenza – l’ordinato pagamento del primo rateo dei contributi diretti in favore delle imprese editoriali, previsto entro il 31 maggio. A questo fine è stato disposto che la verifica della regolarità previdenziale e fiscale delle imprese beneficiarie avvenga solo al momento del saldo, con ciò consentendo il pagamento del rateo di maggio secondo una procedura semplificata.

9. Le agenzie di stampa. La proroga dei contratti

Il nuovo decreto interviene anche nel settore dei servizi di informazione primaria. Si prevede infatti la proroga fino al 30 giugno 2021 dei contratti che la Presidenza del Consiglio ha in essere con le agenzie di stampa per i servizi di informazione primaria resi alle amministrazioni centrali. Tale proroga è funzionale alla necessità di verificare la possibilità di superare, attraverso una nuova disciplina legislativa, l’obbligo di gara per la selezione delle agenzie di stampa nazionali che forniscono i servizi di informazione primaria. Il presupposto è che l’informazione venga considerato un bene costituzionalmente protetto e non fungibile, e come tale non assimilabile ad altri beni acquisibili sul mercato.

Le critiche dell’Adepp e di Confprofessioni

Il decreto prevede la riserva da parte del governo di decidere un’integrazione fino a mille euro riferita a maggio per i liberi professionisti iscritti all’Inps che abbiano subito una riduzione di almeno un terzo del reddito nel secondo bimestre 2020 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Una norma che esclude i professionisti iscritti alle Casse private e che ha per questo determinato una dura presa di posizione critica da parte di Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, l’Associazione degli enti previdenziali privati.

«Il DL Rilancio – ha detto Oliveti – garantirà, a maggio, a tutti i liberi professionisti iscritti alla gestione separata Inps 1.000 euro e solo 600 euro agli iscritti alle Casse di previdenza che fanno parte di Adepp. Ricordo che le risorse provengono dalle tasse che paghiamo tutti e che i professionisti iscritti alle Casse pagano addirittura due volte, personalmente e attraverso i loro enti. Auspico quindi che i 1.000 euro vengano dati a tutti i professionisti e non si creino ulteriori insopportabili ingiustizie verso  categorie duramente colpite dall’emergenza Covid-19 e che hanno dimostrato, anche a costo della propria vita, di essere al servizio del Paese».

Altro elemento di critica riguarda l’esclusione dei titolari di partita Iva iscritti alla Casse previdenziali degli Enti privati dei professionisti dal contributo a fondo perduto previsto dall’art. 25 del DL Rilancio a favore dei soggetti esercenti attività di impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario danneggiati dall’emergenza Covid-19. Il comma 2 esclude, infatti, esplicitamente lavoratori dipendenti e professionisti iscritti agli Enti di diritto privato di previdenza obbligatoria, come l’Inpgi.

Sulla possibilità che la norma possa essere riveduta e che anche i professionisti iscritti alle Casse private possano accedere ai finanziamenti a fondo perduto si è espressa positivamente, intervenendo ad un’iniziativa promossa dagli Enti degli esperti contabili e dei ragionieri, la sottosegretaria al Ministero del Lavoro Francesca Puglisi. «Abbiamo fatto uno sforzo enorme per dare risposte concrete all’emergenza causata dal nuovo coronavirus – ha detto Puglisi – approvando di fatto due decreti equiparabili a vere e proprie manovre di bilancio in pochissimo tempo. Ovviamente ci sono diversi punti che possono essere integrati o migliorati e in questo l’aiuto e il confronto con i professionisti è fondamentale. Come ad esempio il tema dell’esclusione dei professionisti stessi da misure a fondo perduto che auspico possa essere corretto dal Parlamento in sede di conversione del decreto in legge».

Un’apertura che però che il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, intervenendo alla trasmissione televisiva “Piazza pulita”, ha invece escluso perché «I professionisti sono persone e beneficiano delle indennità di 600 euro, quindi non hanno diritto ai contributi a fondo perduto delle imprese». Dichiarazioni che il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha definito «inaccettabili e superficiali».

«Le dichiarazioni di Gualtieri – ha detto Stella in una nota – denotano una preoccupante e pericolosa approssimazione su un settore economico, quello degli studi professionali, che occupa 900 mila lavoratori tra dipendenti e collaboratori. Al ministro sfugge la nozione di impresa, così come formulata nelle raccomandazioni della Commissione europea, che considera impresa “ogni entità”, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un’attività economica».

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