Iniziative territoriali per il sostegno al reddito dei precari e confronto con il governo perché arrivino fondi per l’editoria, anche attraverso lo sblocco immediato dei contributi già stanziati per gli anni scorsi per l’emittenza locale e non ancora completamente pagati. Sono i fronti sui quali la Federazione nazionale della stampa e le Associazioni regionali hanno intrapreso iniziative in questi giorni per fronteggiare la crisi del settore, aggravata dall’emergenza Covid-19. Che pone inquietanti interrogativi sul futuro del lavoro di migliaia di giornalisti, specialmente quelli più esposti perché privi di garanzie contrattuali.

Sul piatto della crisi, l’Associazione regionale della stampa dell’Emilia-Romagna ha messo un fondo di solidarietà, per lavoratori autonomi e colleghi disoccupati iscritti al sindacato regionale da almeno due anni e che nei mesi di febbraio e marzo 2020, oppure marzo e aprile 2020, abbiano subito una riduzione delle entrate a seguito del calo di lavoro provocato dalla crisi legata alla pandemia. Il fondo è costituito con l’utile del bilancio 2019 per «poter dare risposte immediate» ai colleghi, come spiega Matteo Naccari, presidente dell’Aser. Sul sito del sindacato regionale è possibile trovare il regolamento del fondo e l’indicazione dei documenti necessari per presentare richiesta di accesso alle erogazioni.

Nella stessa direzione si sta muovendo l’Associazione della stampa subalpina, che ha istituito un fondo emergenza Covid per freelance di 15mila euro. Dal gruppo regionale del Piemonte dell’Unione nazionale giornalisti pensionati il fondo ha ricevuto un contributo di 2.500 euro. Un contributo significativo, dice la segretaria del sindacato piemontese, Silvia Garbarino, «perché questo passaggio epocale è importante viverlo rinsaldando l’unione tra le generazioni, tra gli istituti di categoria, tra “dipendenti” e “autonomi”, tra tutti noi: siamo convinti che soltanto insieme supereremo l’emergenza sanitaria di adesso e l’emergenza economica dei mesi a venire». Il fondo è aperto al contributo volontario di chiunque lo desideri.

Sono entrambe iniziative fino ad oggi inedite, che costituiscono i primi interessanti strumenti di sostegno sperimentati dal sindacato dei giornalisti sui territori per creare una rete di solidarietà nei confronti dei precari. E sicuramente, passata l’emergenza, saranno utile base di partenza per riscrivere un’organizzazione delle strutture sindacali e degli strumenti operativi che non potrà continuare a basarsi solo sulla buona volontà dei quadri sindacali, locali e nazionali, a fronte di un settore, com’è quello dell’editoria, sempre più complesso e parcellizzato sui territori, che richiede quindi particolare attenzione e continua presenza.

Un settore che continua a registrare situazioni di allarme su cui occorre concentrare l’attenzione, perché non siano solo i sintomi di una nuova epidemia, che stavolta rischia di attaccare il lavoro. E che vede l’informazione locale, quella più vicina alle comunità ma spesso più debile, oggetto di pesanti attacchi. E’ questo il significato dell’appello della redazione di AostaSera.it, per la quale servono «sostegni adeguati al settore dell’editoria digitale, provvedimenti a garanzia dei bilanci delle società editoriali e a tutela del lavoro dei giornalisti», per evitare che si arrivi a «spegnere l’informazione locale, chiudere i quotidiani online azzerando così la voce di tante comunità locali e interrompendo un servizio erogato nell’interesse della collettività che arriva alle comunità, anche alle più piccole e disperse, che dà voce alle piccole realtà e informa in maniera tempestiva e continuativa».

La stessa preoccupazione sul rischio di black out dell’informazione locale che ha spinto le Associazioni di stampa dell’Umbria, del Lazio e della Toscana a protestare contro la sospensione delle pubblicazioni, da ieri, del Corriere di Siena. Per i sindacati regionali si tratta di un «attacco ai posti di lavoro e al sistema dell’informazione in questo momento di particolare emergenza», contro il quale si ritiene «indispensabile l’apertura di un tavolo nazionale». Un confronto con l’unità di crisi della Regione Toscana è stato avviato oggi dal presidente dell’Associazione della stampa toscana, Sandro Bennucci. Il sindacato regionale auspica «di poter trovare un’intesa anche con il coinvolgimento del Ministero del Lavoro, dove l’Azienda, nei mesi passati, aveva firmato un accodo di solidarietà». La Regione ha assunto l’impegno di «convocare quanto prima un incontro, in videoconferenza, con l’amministratore delegato del gruppo cui appartiene il Corriere di Siena e con il Comitato di redazione, per fare il punto sulle difficoltà che hanno portato alla sospensione delle pubblicazioni».

La crisi determinata dalle conseguenze della pandemia colpisce anche i gruppi editoriali nazionali, come dimostra la decisone del quotidiano La Repubblica di tagliare per tre mesi le pagine dedicate alla salute, alle scienze e ai piaceri del weekend. E intanto la Fnsi, per prevenire ulteriori scenari di crisi nel settore dell’emittenza locale, scrive al Ministero dello Sviluppo economico sollecitando l’approvazione in tempi brevi delle graduatorie definitive che sblocchino il pagamento delle quote restanti dei contributi già stanziati per il settore relativamente agli anni 2018, 2017 e 2016. «Un’importante iniezione di liquidità che consentirebbe a radio e tv di continuare ad assicurare ai cittadini un servizio pubblico essenziale qual è l’informazione», sostiene il segretario generale, Raffaele Lorusso.

Un’estate caldissima, quindi, quella che si preannuncia al termine, auspicabilmente non lontano, dell’emergenza Covid-19, fra elaborazione di una rafforzata organizzazione sindacale e rinnovati strumenti di solidarietà e sostegno dei lavoratori, principalmente precari. E’ principalmente su di loro che si addensano le nubi degli effetti devastanti del dopo-emergenza sul lavoro, che rischiano di abbattersi maggiormente su chi svolge «lavori poco retribuiti, […] dove un’improvvisa perdita di reddito può rilevarsi devastante». L’identikit del giornalista freelance e parasubordinato, insomma.

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