Era atteso per i primi di marzo, è arrivato pochi giorni fa. Il Decreto interministeriale che stabilisce i termini dell’esonero contributivo per i liberi professionisti, e quindi anche per i giornalisti freelance iscritti alla Gestione separata Inpgi, alla fine di tanta attesa è arrivato. Insieme ad altre due notizie di particolare interesse per i giornalisti, per capire dove stia andando la nostra professione e su quali strumenti di garanzia possiamo far conto: la relazione semestrale sulle ispezioni Inpgi e una sentenza a Sezioni unite della Cassazione, anch’essa attesa da tempo, che mette un punto chiaro nella giurisprudenza sull’obbligo di versamento contributivo all’Inpgi.

Vediamo queste tre novità, con le quali si chiude la stagione prima della pausa estiva. Una fase sottolineata dalle dichiarazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul ruolo dell’informazione e sulla deprecabile tentazione di “interpretare” le parole del Capo dello Stato a seconda della propria convenienza del momento.

Esonero contributivo

Dal 23 agosto al 31 ottobre vanno presentate dai giornalisti freelance, esclusivamente per via telematica, le domande per usufruire dell’esonero parziale del pagamento dei contributi dovuti per l’anno 2021, così come previsto dalla Legge di Bilancio 2021. La legge stessa aveva affidato a uno o più decreti attuativi, da emanarsi entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore, la definizione dei termini dell’esonero.

Di giorni ne sono passati ben più di 60, tanto che il Comitato amministratore della Gestione separata Inpgi, a giugno, ha approvato un provvedimento per permettere a chi lo volesse di accedere alla possibilità di spostamento fino al 31 dicembre, senza sanzioni né interessi, del versamento del contributo minimo in acconto sul 2021, la cui scadenza era fissata per il 31 luglio scorso (leggi il relativo articolo a questo link).

L’Inpgi ha precisato i termini per poter presentare la richiesta di esonero con un articolo pubblicato sul suo sito di informazioni Inpginotizie (leggi l’articolo a questo link) e l’ha diffuso attraverso la propria newsletter (per iscriverti alla newsletter di Inpginotizie collegati a questo link).

Anche l’Adepp, l’Associazione degli Enti previdenziali privati, alla quale aderisce l’Inpgi, sul proprio sito ha pubblicato un articolo, nel quale vengono illustrati i punti salienti per i professionisti contenuti nel Decreto interministeriale, che può anche essere scaricato (leggi l’articolo a questo link).

Ispezioni Inpgi

Ecco emergere, dai dati della relazione semestrale delle ispezioni compiute dall’Inpgi nelle aziende, un po’ di cifre, al di là delle chiacchiere da bar (o meglio, da social) che molti divulgano. Li ha diffusi lo stesso Inpgi attraverso Inpginotizie (leggi l’articolo a questo link).

Se l’Inpgi, oggi ente autonomo amministrato dai rappresentanti eletti dagli iscritti, diventasse una piccola (16mila giornalisti a fronte di milioni di altri lavoratori) gestione all’interno dell’Inps, i pochi ispettori statali sarebbero in grado di occuparsi della difesa del lavoro giornalistico dal precariato e dallo sfruttamento?

Non è un caso che chi più si agita per portare l’Inpgi nell’Inps sono soprattutto i ricchi pensionati che beneficiano di ben altre regole di ben altri tempi, ed hanno ricoperto ruoli di vertice nella gerarchia redazionale (mica semplici redattori o graduati inferiori come la maggior parte!). «Difendiamo le pensioni dei giornalisti!» è il loro grido di battaglia. Le loro, ovviamente. E chissenefrega dei redattori ordinari, dei giovani e dei precari!

«Tra le irregolarità riscontrate – si legge tra l’altro nel commento alla relazione pubblicato sul sito del gruppo lombardo di “Nuova informazione” -, oltre al persistere del fenomeno dell’utilizzo di giornalisti formalmente qualificati come lavoratori autonomi per i quali sono emerse, al contrario, modalità di svolgimento dell’attività lavorativa qualificabili come rientranti nel perimetro del lavoro dipendente, si confermano ancora prevalenti (come registrato negli ultimi anni) le situazioni nelle quali i giornalisti, benché regolarmente assunti e adibiti a mansioni giornalistiche, sono formalmente inquadrati con qualifiche diverse (addetti stampa e comunicazione, impiegati, addetti alla programmazione di trasmissioni radio-tv, speaker, grafici editoriali, operatori di ripresa tv, autori testi per programmi radio-tv, ecc.), con erroneo pagamento della contribuzione all’INPS (anche gestioni ex ENPALS o ex INPDAP) anziché all’INPGI. Per tale fattispecie, infatti, si è provveduto ad addebitare la somma di circa 2,2 milioni di euro a titolo di contributi previdenziali dovuti alla Gestione sostitutiva dell’AGO», l’Assicurazione generale obbligatoria (leggi tutto l’articolo a questo link).

Cassazione: Inpgi obbligatorio per mansioni giornalistiche

Importante decisione della Suprema Corte: contributi all’Inpgi indipendentemente dalla tipologia del datore di lavoro e del contratto applicato. La decisione è stata presa a Sezioni unite: un intervento che segna un punto di svolta, quindi, nella giurisprudenza.

Un elemento chiarificatore nella giurisprudenza atteso da tempo. E anche importante in un periodo come l’attuale, in cui si parla di fare dell’Inpgi la “casa comune” di coloro che, a vario titolo e con varie forme contrattuali, contribuiscono alla filiera dell’informazione. Informazione che nell’era del web (qualcuno dice anche web 5.0) ha assunto un profilo produttivo completamente diverso da quello delineato dalla legge professionale del 1963 (leggi l’articolo pubblicato a questo link).

Mattarella: appello ad affrontare i nodi dell’innovazione

Forte e chiaro l’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla politica perché affronti i nodi posti dall’innovazione tecnologica e del lavoro che investono il mondo dell’informazione (leggi l’intervento a questo link).

Il Capo dello Stato ci ha aiutato a ricordare che lo slogan “salviamo le pensioni dei giornalisti” è una colossale balla, perché il livello essenziale delle pensioni è garantito dalla Costituzione. Non è un caso, infatti, che quello slogan ingannevole sia stato lanciato sui social (e anche con una petizione) da ex direttori ed ex capiredattori di grosse e ricche testate, preoccupati non del welfare dei giovani e dei precari, ma del mantenimento a spese delle nuove generazioni (e se necessario anche delle tasse di tutti i contribuenti) dei livelli delle loro pensioni.

Mattarella ci ha ricordato che il problema vero è invece ridisegnare le regole del sistema complessivo dell’informazione per le nuove generazioni di giornalisti e ha esortato la politica a reperire le risorse per l’innovazione e per il welfare dal Pnrr: quindi, facendo la legge di riforma del sistema che chiedono coloro che sostengono l’ampliamento e l’adeguamento alla realtà di oggi della platea dei lavoratori contribuenti Inpgi.

Poi, a vedere alcuni comunicati pubblicati da colleghi che evidentemente non hanno ascoltato Mattarella quando ha concluso con il monito a non strumentalizzare a fini di propaganda di parte le sue affermazioni, c’è chi nelle parole del Presidente ci legge ciò che gli fa comodo. Pessima abitudine, pessimo esercizio del diritto di critica giornalistica.

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